C’era una volta, nel giardino del Museo Archeologico di Firenze, un albero di Paulownia. Dell’albero, malato da tempo, era rimasto poco più che un fusto senza rami, sebbene altissimo, finché un paio di anni fa la pianta è stata tagliata. Fortunatamente all’epoca ho avuto la possibilità di ottenere uno dei bellissimi ceppi in cui il tronco è stato “affettato”, con l’idea, ben chiara fin dall’inizio, di ricaverne un piano di appoggio per il salotto… e finalmente adesso ho avuto la possibilità di realizzarlo! Per prima cosa il ceppo è stato privato di tutti i residui di corteccia, che già era in gran parte saltata via man mano che il legno si asciugava; poi sia i piani che la superficie esterna sono stati lisciati. Date le mie scarse nozioni di falegnameria, ingenuamente pensavo che per ottenere un buon risultato fosse sufficiente una scartavetrata, ma non appena mi sono messa all’opera mi sono resa conto di quanto sia difficile e dura da maneggiare una fetta di albero… Ho recuperato allora un’attrezzatura un po’ più seria, composta di pialla, raspa, lima e scalpello del nonno tuttofare, e dopo una bella montagna di trucioli e un gran polverone sono venuta a capo della situazione:
Anche dopo aver finito, però, la superficie non era ovunque perfettamente liscia (eh, lo scalpello a volte scappa e va per conto suo…): ho quindi stuccato le imperfezioni più evidenti, chiudendo anche il foro al centro degli anelli dell’albero.
A questo punto è partita la seconda fase, di verniciatura. Come ho visto più volte su Pinterest, volevo colorare il ceppo, di bianco. Per farlo ho usato un impregnante ad acqua, che lascia trasparire tutte le venature del legno. Va steso in più mani (io mi sono fermata a due), scartavetrando leggermente con la carta sottile tra una mano e l’altra.
Questo oggetto, tanto a lungo accarezzato nei miei progetti, appena nato mi è già molto caro per tutte le storie che racchiude. Intanto è un albero ed è molto vecchio, e a me gli alberi e le cose vecchie piacciono tanto. In secondo luogo mi ricorda un ambiente a cui sono affezionata. Infine mi affascina perché, come su una mappa illustrata, sulla sua superficie si possono leggere le vicende che ha attraversato, dagli anelli di accrescimento, alle gallerie scavate dagli insetti, alle tracce lasciate dagli attrezzi di famiglia, che da piccola tante volte ho visto in mano a mio nonno e che producevano quei riccoli di legno che a manciate raccoglievo dal pavimento del garage. E c’è chi lo chiama pezzo di legno…
Strepitoso! L’idea di recuperare materiali naturali per farne pezzi d’arredamento mi piace un sacco!
Grazie! Casa mia conta diversi pezzetti di bosco sparsi qua e là, primo fra tutti la civettina del Fancyhollow!
Bellissimo! Mi pare anche che la Buba apprezzi qualunque tua creazione! Quando posso venire a vederlo dal vivo 😉 ?
La Buba è sempre in mezzo, deve sovrintendere qualunque tipo di operazione! Vi aspettiamo quando volete!
Stupendo, come e con tutta la storia che racchiude in sè. =)
Daniela
Grazie! A presto!
Ciao, arrivo qui da Alice (panelibrienuvole), è troppo bello questo tavolino, tu brava a trasformarlo così e non posso esimermi dal lasciare una carezza alla micia (Buba?), amo i gatti. Buona giornata.
Ciao benvenuta nel Fancyhollow! Grazie da parte mia e della Buba… A presto! 🙂