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Il tempo lento delle conserve

Il tempo delle conserve non c’è quasi più. È il tempo lento della bollitura, delle matite e dei fili da ricamo; il tempo scandito dalle storie raccontate.

«Come un segugio, Adelina seguiva la scia di piccoli chicchi lucenti che partiva da un angolo del saccone di tela. Un viottolo di semini che sembrava dire “Per di qua!” e che però terminava nel niente, davanti al recinto di assi levigate del pollaio. Anche un cervello di gallina avrebbe capito che qualcosa non quadrava. Chiocciando e raspando, Adelina decise di tornare sui propri passi, beccando a ritroso i semini fino al sacco del suo mangime e riflettendo su quella stranezza che da qualche giorno si ripeteva sempre uguale. Un po’ preoccupata per le sue scorte, ma soprattutto ansiosa di non passare da ingorda con la padrona, decise che quella notte si sarebbe appostata tra il vaso di gerani e il nano da giardino all’ingresso del recinto. Al buio non ci vedeva benissimo, ma uno scricchiolio seguito da piccoli tonfi attirò la sua attenzione al momento giusto. Un topino, entrato da un’asse mobile del recinto, avanzava trascinandosi dietro un fagotto, deciso e dritto in direzione del becchime; riempito il fagotto di semini, lo trascinava poi fuori, ripetendo l’operazione più e più volte e seminando sulla strada i piccoli chicchi di granturco. “Ma, allora?” chiocciò Adelina. “Ma che sistema è questo, piccolo ladro?”. Il topino, per niente impaurito, la guardò un po’ e poi scoppiò in un pianto dirotto, acuto e bizzoso, mettendo su una scena madre a dir poco imbarazzante. Povero topino, tutti ce l’avevano con lui: il gatto lo voleva mangiare, il riccio lo voleva bucare, la signora lo voleva avvelenare e ora anche la gallina lo voleva morto di fame! Un po’ sconcertata, Adelina scartò subito l’opportunità di una predica su onestà e regole sociali a tutto vantaggio della praticità. “Ma perché non mangi le mele, o i pomodori, che qui fuori ce ne sono tanti?” “Dici bene, tu. Tu salti e voli, e hai il becco grande. Ma io con le mie manine a stento posso trasportare un bocconcino. E poi, quella robe lì, d’inverno mica si conservano” Più divertita che offesa dall’immagine di una gallina che plana dall’alto su un campo di pomodori o su un melo, Adelina fece sfoggio della sua grande conoscenza: “Sciocco topino, ma non lo sai che si possono fare le conserve nei vasetti, da mangiare tutto l’anno?”. La gallina era infatti anche un’ottima cuoca, e per tutta l’estate fu ben felice di preparare vasetti per il topino, salvando così la sua preziosa scorta di granturco. D’inverno, poi, sedevano insieme in un cantuccio del pollaio, lei beccando semi e lui spalmando marmellate su piccoli pezzi di pane… rubati in dispensa.»

Quando Alice mi ha chiesto di prepararle qualche schizzo per delle etichette scaricabili da mettere ai barattoli delle sue marmellate sono stata felicissima; dalle sue richieste e dalla mia matita sono nate tante cornicine diverse, alcune più in stile PLN e altre più da Civetta. Abbiamo quindi deciso di pubblicarle insieme, ciascuna nello spazio più adeguato: basta cliccare sull’immagine per scaricare il pdf.

 

Insieme alle altre etichette, naturalmente, su Pane libri e nuvole trovate le ricette; qui, invece, un piccolo D.I.Y. per abbellire i vasetti da regalare alle persone care, per un pensiero cento per cento handmade!

Occorrente:

pannolenci di diversi colori; ago e filo; forbici; nastrino o filo grosso; colla a caldo; volendo, macchina da cucire.

              

Una volta scaricati i modelli (basta fare click sull’immagine per aprire il pdf corrispondente) e ritagliate le sagome nel pannolenci del colore che preferite, si procede con la decorazione: con ago e filo o con la colla si attaccano piccioli, occhi, ali, si ricamano le costolature del pomodoro. A questo punto si uniscono le due metà delle figure, rovescio contro rovescio, avendo cura di incastrare tra le due parti il becco e la cresta della gallina e la coda del topino; le due metà possono essere cucite a macchina, come ho fatto io, ma anche a mano, a punto filza o punto festone, o semplicemente si possono incollare. L’importante è lasciare aperto il lato inferiore, quello dritto. A questo punto i cappucci possono essere infilati sui vasetti! La misura del cartamodello va bene per un coperchio di 5-6 cm di diametro (i Quattro Stagioni più piccoli).

Per quanto riguarda la storia… quella non era in programma. L’hanno raccontata i coprivasetto, in maniera un po’ arruffata e con qualche intervento a sproposito. Io spero solo di aver ricostruito bene come sono andate le  cose…

8 pensieri su “Il tempo lento delle conserve”

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